La rivoluzione del 1917 by Marc Ferro

La rivoluzione del 1917 by Marc Ferro

autore:Marc Ferro
La lingua: isl
Format: epub
Tags: Rivoluzione russa,
editore: Sansoni
pubblicato: 2017-07-13T04:00:00+00:00


L’effetto oratorio di Stankevic fece sensazione; quest’opinione avendo prevalso, Ckeidze, Skobelev, Woitinskij ed alcuni altri, forti del consenso del soviet, andarono incontro ai manifestanti per informarli del pericolo che la loro azione faceva correre alla rivoluzione; nel contempo i loro amici moltiplicavano le telefonate ai reggimenti della capitale per dissuaderli dal partecipare al movimento: il soviet stesso assumeva la responsabilità della questione92.

Effettivamente, la sera stessa, il comitato esecutivo del soviet partecipava ad una riunione con i membri del governo ed i delegati della duma. Allarmati dai disordini e preoccupati di raggiungere un accordo con il governo, i delegati del soviet non vollero che i giornalisti assistessero all’incontro né che le « Izvestija » pubblicassero le dichiarazioni dell’opposizione 93.

« Siamo consapevoli che il soviet non ha più fiducia in noi, dichiarò il principe Lvov, eppure il governo nulla ha fatto per meritare questa diffidenza. Non avendo più il vostro appoggio, siamo pronti ad andarcene »94. A questa dichiarazione fece seguito una lunga esposizione della situazione da parte di ognuno dei ministri. « Secondo loro, scrisse più tardi Stalin, per salvare il paese bastava richiamare all’ordine i soldati (Guckov), richiamare all’ordine i contadini (Singarev), richiamare all’ordine gli operai (tutti i ministri). Dateci il vostro appoggio per questo difficile compito, dissero in sostanza, aiutateci a condurre la guerra (Miljukov) e tutto andrà bene ». Per quanto conciso e caricaturale, il riassunto di Stalin rende l’essenza dei discorsi pronunciati durante l'incontro 95. Ma non esprime né l’angoscia degli uni e degli altri, né il loro abbattimento dinanzi alla gravità delle responsabilità che ricadevano su di loro. Guckov, depresso dalla decomposizione di un esercito che aveva il dovere di condurre alla vittoria; Miljukov, convinto che una « nota » di un altro tenore avrebbe tolto alla Russia la fiducia dei suoi Alleati. Quanto ai delegati del soviet, sentivano l’avvicinarsi dell’alito rovente della guerra civile. Tutti erano allarmati e, insiste Ceretelli, unanimi, nel volere evitare quanto avrebbe potuto compromettere le possibilità di un accordo. Quando Kamenev affermò che la calma sarebbe tornata soltanto quando il potere sarebbe passato in mano alla classe operaia, i ministri lo presero in parola; il leader bolscevico si affrettò a precisare che egli aveva solo enunciato un principio: la frazione bolscevica non desiderava affatto per il momento rovesciare il governo. Si tentò di trovare una soluzione che desse soddisfazione al soviet senza umiliare Miljukov. « Forse, chiese Cernov, dolciastro e facendo una smorfia, il ministro degli Affari Esteri accetterebbe di redigere un'altra nota, e di assumere poi il portafoglio dell'Educazione Nazionale? ». Miljukov rifiutò nettamente ... allora Ceretelli e Nekrassov redassero loro stessi un altro testo, lasciando a Miljukov il compito di renderlo pubblico 96.

Ma nel pomeriggio del giorno 21, ignorando i risultati di tali trattative e decisi a manifestare pubblicamente la loro determinazione, i sobborghi si erano rimessi in marcia ascoltando l’appello pubblicato sulla « Pravda » e sulla « Soldatskaja Pravda »: « Ora è venuto il momento di assumere direttamente il potere, essendo questa la condizione preliminare per poter giungere alla conclusione di una pace democratica ».



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